testo e regia di Mara
Cantoni
Lorena Portalupi,
pianoforte
Sandro Cerino,
sax contralto, clarinetto basso, flauto
e con Filippo Usellini
musica di Claude Debussy, George Gershwin, Darius Milhaud,
Francis Poulenc, Erik Satie, Germaine Tailleferre
in proiezione Entr'acte di Francis Picabia e René
Clair (1924)
"Cosa si preferisce? Un'arte
che lotta per mutare i rapporti sociali ma fallisce? O una che
cerca solo di piacere e divertire e ci riesce?" (Robert Hughes,
The Shock of the New).
Negli anni che corrono tra le due guerre l'Europa è attraversata
dal vento forte delle avanguardie, che stravolgono i codici preesistenti
e imprimono nei linguaggi espressivi un segno d'importanza secolare.
Con, a grandi linee, questa differenza: il versante tedesco (e
oltre, mittel- ed est-europeo) si nutre di contrasti e di tormentati
interrogativi quando non scelga una chiara militanza, mentre il
versante francese si butta nell'avventura del nuovo con somma
allegrezza, e con l'idea che un'arte per l'arte, purché
non allineata, sia di per sé sovversiva.
Lo spettacolo-concerto che proponiamo attinge alla cronaca e al
clima culturale parigino degli Anni Venti. È ancora nell'aria
Debussy quando il gruppo dei Sei punta in direzione opposta: irrisione
del decadentismo, semplicità compositiva, apertura ai generi
"popolari" e all'interazione con le altre arti. Alle
spalle ha due figure un po' speciali: Erik Satie, rigoroso e riottoso,
solitario fino allo snobismo, e Jean Cocteau, infaticabile stimolatore
e protagonista protervo in sella alla scena parigina. Sullo sfondo,
ma spesso in primo piano, cubismo, dadaismo e surrealismo si incontrano
e scontrano non senza clamore. Del resto tutto è clamoroso
ed eccitante: i balli e i chilometri orari, il cinema e la relatività,
la moda e la psicoanalisi, lo sport, il Martini, i soldi facili
e il jazz. L'America è già qui, quasi all'insaputa
dei francesi. Mentre molti tra gli artisti e gli intellettuali
dell'epoca, sotto lo sguardo concupiscente della vecchia "buona
società", polemizzano a colpi di adesioni e smentite
e scandali mondani ben distribuiti tra riviste letterarie e salotti,
una nuova borghesia divora con compiacente e cieco entusiasmo
tutto ciò che il Mercato le impone, sia ristorante o copertina
di libro, restandovi presto intrappolata.
In un film surrealista le armi, un funerale, la morte stessa non
sono che un gioco d'illusionismo come lo è il cinema appena
nato. La Storia sta preparando armamenti e morti veri. La pace
è una cosa delicata, troppo preziosa per farne un intermezzo
fra due guerre. "Cosa si preferisce?…" Brecht
direbbe: "Non aspettarti nessuna risposta oltre la tua."
|