Mara Cantoni
Mariuccia Colegni
Moni Ovadia
Enrico Sassoon
|
La fama è recente ma il gruppo lavora insieme da molti anni: quattro giovani impegnati in una colta e precisa ricerca delle radici popolari più autentiche di motivi tradizionali antichi e attuali.
I canti dei marinai anglosassoni, dei contadini slavi, degli ebrei rinchiusi nei ghetti della Russia zarista, fino alle danze cantate dei popoli sudamericani, tutto questo e altro forma il repertorio del Gruppo Folk Internazionale. (...)
(da un programma di sala
19 dicembre 1973)
|
Le parole sono importanti...
Al presunto rigore del "ricalco stilistico", blasone d'obbligo in quegli anni (ma qualcuno ha proseguito per la sua strada •), i redattori opponevano quasi sempre l'allegra anarchia dei refusi, segnali minuscoli ma eloquenti di un divario tra gli ideali e la realtà... •
|
Il canto popolare: Un lungo canto...
|
|
Per una settimana, quindici anni più tardi, lo spazio e il tempo si sono presi una specie di pausa, e in una Milano trasfigurata da una coltre di neve si sono visti alcuni vecchi amici e molti strumenti musicali riunirsi in un locale di viale Monza...
Lo Zelig ha pensato di recuperare quella stagione e quegli ottimi musicisti. (...) Suonano un po’ di tutto, in prevalenza chitarre, e soprattutto cantano, con i bellissimi impasti che hanno loro dato la fama. Hanno ripreso in mano i temi del loro vecchio repertorio e si sono subito ritrovati, anche se molti di loro hanno ormai imboccato altre strade. (...)
E’ logico che personalità così estrose non siano interessate a un nostalgico recupero del passato, e infatti questo incontro è considerato da tutti una divertente parentesi. (...)
(Claudio Sessa, Corriere della Sera,
14 gennaio 1987)
Mario Arcari
Mara Cantoni
Mariuccia Colegni
Maurizio Dehò
Piero Milesi
Moni Ovadia
Silvia Paggi
Roberta Zanuso
|
Suonare, cantare... Unghie rosse! |
Si cantava. Di lavoro, di lotta, d'amore.
Si cantava in tante lingue diverse.
Si cantava un internazionalismo
ignaro della globalizzazione a venire (vedi).
Si cantava a scuola, in cantina, ai tavoli dopo cena.
Si era in buona compagnia. Si discuteva.
Si progettava una cooperativa.
Si suonavano chitarre e mandolini,
la banduria e la concertina,
il flauto dolce e i flautini irlandesi e i cucchiai.
Ci si credeva e ci si divertiva.
Per tre di noi era una storia cominciata sui banchi di scuola. Più avanti, da un concerto all'altro, dopo esserci chiamati semplicemente con il nostro nome proprio e poi Gruppo Folk Milano (Circolo De Amicis, 18 aprile 1972), siamo diventati Gruppo Folk Internazionale, nome più adeguato tanto al nostro repertorio quanto all’utopia che rappresentava.
Per me è durata ancora poche stagioni. La canzone d'autore da un lato, l'opera lirica dall'altro, mi hanno progressivamente spinta verso la ricerca di un nuovo teatro musicale. Devo peraltro anche alla conoscenza del repertorio popolare e della sua relativa facilità di esecuzione l’idea di una musica suonata “in movimento”.
|
|